
22 Giu Macrico: cosa muove la Chiesa di Caserta?
Per i beni ecclesiastici inutilizzati occorre coraggio, discernimento e competenza nel fare le scelte.
Poco dopo la sua elezione, il 10 settembre 2013, il Papa si recò in visita al Centro Astalli di Roma, che dal 1981 accoglie rifugiati e richiedenti asilo ed è ubicato nell’edificio in cui sant’Ignazio di Loyola operò fino alla morte come Superiore generale della Compagnia di Gesù. In quella occasione Francesco affermò: «i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio». Un anno più tardi, rivolgendosi a religiose e religiosi, ha dichiarato di vedere con favore «il riutilizzo delle grandi case in favore di opere più rispondenti alle attuali esigenze dell’evangelizzazione e della carità».
In seguito, parlando ai vescovi italiani nel maggio 2016, è tornato sul punto, chiedendo di inserire nella riflessione sul rinnovamento del clero anche il capitolo che riguarda la gestione delle strutture e dei beni.
Gli stimoli in materia di gestione degli immobili si radicano in una riflessione sull’articolazione tra le dimensioni dello spazio e del tempo che papa Francesco propone a più riprese. Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium vi è dedicato un intero paragrafo, intitolato «Il tempo è superiore allo spazio» (222-225).

Ai Vescovi italiani Francesco ha spiegato che cosa ha in testa e nel cuore quando nell’Enciclica (il suo documento programmatico, il suo sogno di Chiesa) afferma che “il tempo è superiore allo spazio”. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Traduzione per vescovi e preti italiani: non è più tempo di “una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito”. Conseguenza chiara e inderogabile: mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio.
Le scelte adottate per l’area Macrico sono la risposta della Chiesa di Caserta all’appello del Papa. Mantenere inutilizzato e abbandonato questo bene ecclesiastico che non genera profitto per il sostentamento dei sacerdoti, costoso per la manutenzione e la sicurezza da assicurare, per il quale è prevista una sicura destinazione urbanistica ad uso pubblico, significa cadere in un grave peccato sociale, comportarsi come quel servo della parabola evangelica dei talenti che per paura andò a nascondere la moneta a lui affidata senza farla fruttare. Nella Scrittura costui viene chiamato duramente, servo fannullone, malvagio e infingardo.
Per concludere ecco gli hashtag che contraddistinguono questa parte del Manifesto:
CampodellaPace #gesticoncreti #prossimità #accoglienza #beniecclesiastici #evengelizzazione #caritàsociale #usciredalpropriorecinto #periferiesistenziali #iniziareprocessi #nonoccuparespazi #sviluppointegrale #chiesaperipoveri
Articolo di Elpidio Pota
Segretario generale Fondazione Casa Fratelli Tutti
Articolo tratto dal mensile Diocesano il Poliedro