Macrico: cosa muove la Chiesa di Caserta?

Per i beni ecclesiastici inutilizzati occorre coraggio, discernimento e competenza nel fare le scelte.

Lo scorso mese abbiamo analizzato la parte introduttiva del Manifesto della Chiesa di Caserta “Da Campo di Marte a Campo della Pace”, sul futuro dell’area Campo Laudato Sì. Esaminiamo ora i primi tre punti del documento che potremmo dire danno risposta ad una domanda: cosa ha mosso la Chiesa di Caserta ed il suo Vescovo ad intraprendere con coraggio la strada di voler rigenerare e destinare a scopi sociali, a beneficio della città, il bene ecclesiastico più grande di sua proprietà?
Il sogno del Vescovo, gesti di prossimità, carità sociale: questi i titoli dei primi tre paragrafi del Manifesto. Di seguito approfondiamo gli ultimi due.

Poco dopo la sua elezione, il 10 settembre 2013, il Papa si recò in visita al Centro Astalli di Roma, che dal 1981 accoglie rifugiati e richiedenti asilo ed è ubicato nell’edificio in cui sant’Ignazio di Loyola operò fino alla morte come Superiore generale della Compagnia di Gesù. In quella occasione Francesco affermò: «i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio». Un anno più tardi, rivolgendosi a religiose e religiosi, ha dichiarato di vedere con favore «il riutilizzo delle grandi case in favore di opere più rispondenti alle attuali esigenze dell’evangelizzazione e della carità».

In seguito, parlando ai vescovi italiani nel maggio 2016, è tornato sul punto, chiedendo di inserire nella riflessione sul rinnovamento del clero anche il capitolo che riguarda la gestione delle strutture e dei beni.

Gli stimoli in materia di gestione degli immobili si radicano in una riflessione sull’articolazione tra le dimensioni dello spazio e del tempo che papa Francesco propone a più riprese. Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium vi è dedicato un intero paragrafo, intitolato «Il tempo è superiore allo spazio» (222-225).

Ai Vescovi italiani Francesco ha spiegato che cosa ha in testa e nel cuore quando nell’Enciclica (il suo documento programmatico, il suo sogno di Chiesa) afferma che “il tempo è superiore allo spazio”. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Traduzione per vescovi e preti italiani: non è più tempo di “una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito”. Conseguenza chiara e inderogabile: mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio.

Le scelte adottate per l’area Campo Laudato Sì sono la risposta della Chiesa di Caserta all’appello del Papa. Mantenere inutilizzato e abbandonato questo bene ecclesiastico che non genera profitto per il sostentamento dei sacerdoti, costoso per la manutenzione e la sicurezza da assicurare, per il quale è prevista una sicura destinazione urbanistica ad uso pubblico, significa cadere in un grave peccato sociale, comportarsi come quel servo della parabola evangelica dei talenti che per paura andò a nascondere la moneta a lui affidata senza farla fruttare. Nella Scrittura costui viene chiamato duramente, servo fannullone, malvagio e infingardo.

Per concludere ecco gli hashtag che contraddistinguono questa parte del Manifesto:

CampodellaPace #gesticoncreti #prossimità #accoglienza #beniecclesiastici #evengelizzazione #caritàsociale #usciredalpropriorecinto #periferiesistenziali #iniziareprocessi #nonoccuparespazi #sviluppointegrale #chiesaperipoveri

Articolo di Elpidio Pota
Segretario generale Fondazione Casa Fratelli Tutti

Articolo tratto dal mensile Diocesano il Poliedro